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Elio Bartolini nasce a Conegliano (TV)
il 22 aprile 1922
, e in giovane età si trasferisce a Codroipo (UD). Dopo aver conseguito la maturità classica, si laurea in Lettere e Filosofia a Padova. Durante la guerra milita nelle formazioni partigiane del Basso Friuli, meritandosi una croce di guerra. A questo periodo risalgono i primi racconti, che vengono pubblicati sulla "Tribuna" di Roma e sulla rivista padovana "Le Tre Venezie".

Nel 1950 si trasferisce a Milano dove pubblica per Mondadori, nella collana “La Medusa degli Italiani”, Icaro e Petronio, con il quale vince il premio “Hemingway“ ed il premio “Bagutta-Opera prima”. Questo primo romanzo riscuote un buon successo e viene anche tradotto in portoghese. Verrà ripubblicato da Rusconi (1981) e da Studio Tesi di Pordenone (1993). Nel 1953 pubblica Due ponti a Caracas, per Mondadori, riproposto in seguito da Longanesi e tradotto in tedesco.

Del 1955 è La bellezza d’Ippolita, pubblicato da Mondadori. Il libro, molto apprezzato da Montale, gode un grande successo di critica e di vendite: quattro edizioni con Mondadori, due con Longanesi (collana “Pocket”, 1968), una con Rusconi ed una con Rizzoli (BUR 1991). Il libro viene tradotto in inglese, francese, tedesco e serbo-croato. Ne viene tratto un film di successo, presentato al Festival di Berlino. Il romanzo accende l’interesse di Michelangelo Antonioni, che nella vicenda esistenziale di Ippolita ritrova i temi drammatici che sta trattando in quel periodo. Così il regista lo chiama a Roma, a scrivere la sceneggiatura del film Il grido (1957), che vince il premio della critica internazionale al Festival di Locarno. Cura inoltre il volume con la sceneggiatura del film (Cappelli Editore, 1957). La collaborazione con Antonioni prosegue con altri due film: L’avventura (1959) e L’eclisse (1962), dei quali cura la sceneggiatura, assieme allo stesso Antonioni, a Ottiero Ottieri (L’eclisse) e a Tonino Guerra (L’avventura & L’eclisse).

A questo periodo risale il dramma Scandali segreti, che andrà in scena al Teatro Eliseo di Roma nel novembre 1958, con la regia di Michelangelo Antonioni; tra gli attori Giancarlo Sbragia, Monica Vitti e Sandra Milo. L’attività cinematografica continua con Il carro armato dell’8 settembre e con due film di Blasetti: Amore e chiacchiere e Liolà. Inizia a questo punto una stretta collaborazione con il regista Florestano Valcini, che realizza nel 1962 Separazione legale, un episodio del film “Le italiane e l’amore”, sceneggiato assieme a Vancini e Cesare Zavattini e inoltre La calda vita e Le stagioni del nostro amore (1965), ancora sceneggiati assieme a Vancini. In questi anni di intenso impegno cinematografico lavora a Violenza e campi verdi, romanzo di ambientazione friulana mai pubblicato, dal quale verranno però tratti alcuni racconti pubblicati in anni successivi. Scrive racconti, spesso autobiografici, alcuni dei quali escono su "Il Mondo" e "Paese Sera di Roma", su "La Gazzetta del Popolo" di Torino, sulle riviste "Portici", "Umana", "Convivium", "Approdo Letterario".

Bartolini ritorna al romanzo nel 1963 con La donna al punto, pubblicato da Rizzoli nella collana “La Scala”, e in seguito da Longanesi e da Rusconi (1979). Il libro, che nel 1963 vince il premio “Selezione Campiello”, verrà tradotto in tedesco. Nel 1967 pubblica Chi abita la villa con Einaudi, nella collana “I Coralli”, che verrà ripubblicato da Rusconi nel 1983.

Nel 1970 esce, pubblicato dalla “Nuova Base” di Udine, Il Ghebo, storia di partigiani ambientata in Friuli nell’inverno 1944-45, la cui prima stesura, dal titolo La Cartera, risale al 1946-47. Il romanzo verrà ripubblicato da Gremese di Roma nel 1979; assieme a Icaro e Petronio, col titolo Due Storie Romanze, da Rusconi nel 1981 e da Studio Tesi di Pordenone nel 1993.

Negli anni Settanta torna con particolare impegno ai prediletti studi storici. I Barbari, pubblicato da Longanesi nel 1970, contiene testi che vanno dal IV all’ XI secolo, di cui cura traduzione e commenti. Cura inoltre un’edizione de La guerra gotica di Procopio, tradotta da Domenico Comparetto. Incomincia a lavorare alla traduzione commentata della Historia Longobardorumdi Paolo Diacono, che verrà pubblicata, con testo originale a fronte, da Casamassima Udine 1970. Assieme a Cesare Pagnini cura L’assassinio di Winckelmann, pubblicato da Longanesi nel 1971, atti originali del processo criminale del 1768. Nel 1972, con lo stesso editore, pubblica Le Opere Universali di Giorgio Baffo, edizione critica dell’intera opera del poeta dialettale veneziano (Venezia, 1694-1768), molto apprezzata da Pier Paolo Pasolini.

Nel 1978 Bartolini ritorna al romanzo con Pontificale in San Marco, premio “Selezione Campiello”, edito da Rusconi, libro già consacrato dalla critica, che ancora oggi suscita un grande interesse di pubblico. Sempre con Rusconi, La linea dell’Arciduca nel 1980 (Premio “Basilicata”) e Il Palazzo di Tauride nel 1982, riproposto in seguito con il titolo La clinica romana (2002).

Nella seconda metà degli anni ’70 compone e pubblica alcune raccolte di poesie in lingua friulana: Cansonetutis e altris cansonetutis (Galleria Falaschi Editore, Passariano 1981), Poesiis Protestantis (Scheiwiller, All’insegna del pesce d’oro”, Milano 1982), Amour e dìs di vore (Edizioni del Leone, Spinea-Venezia 1985), Cansonetutis (Editoriale Sette, Firenze, 1986), Sot sere (Biblioteca Cominiana, Cittadella 1987), Come Colours (Editoriale Sette, Firenze, 1992), Poesiis Protestantis (Edizioni Kappa Vu, Udine 1996). Nel 2002 esce il volume Il cost di une vite (Aragno) con cui vincerà, postumo, il premio Manzano.

È anche l’epoca del film L’altro dio, scritto e diretto nel 1975, interpretato da attori non professionisti, cui seguirà nel 1981 Ragazze di un paese con fabbriche.

Ancora vivace è la sua attività. Scrive racconti, articoli di storia friulana e veneziana, di critica letteraria e artistica, di attualità e di costume, per numerosi quotidiani, quali "Il Resto del Carlino" e "Stadio di Bologna", "La Nazione di Firenze", "La Gazzetta di Parma", "Il Giornale di Vicenza", "Il Piccolo di Trieste", "Il Gazzettino di Venezia" e "il Messaggero Veneto" di Udine.

Nel 1989 viene pubblicato il suo secondo dramma: Notturno dall’Italia (Editoriale Sette, Firenze). A questo periodo risale inoltre la pubblicazione di 14 racconti scritti nel periodo che va dal 1945 al 1961, col titolo All’alba la pianura (Chiandetti, Reana del Rojale, 1981) e due biografie: Giovanni da Udine, la vita (Casamassima, Udine 1987) e Ignazio di Loyola (Rusconi, Milano 1986, collana “Le vite”). Quest’ultima verrà ristampata, sempre da Rusconi, in edizione economica nel 1996. Attiva è anche la collaborazione con il Circolo culturale Menocchio di Montereale Valcellina, con cui pubblicherà numerose opere.

Negli anni Novanta troviamo lo scrittore ormai trasferito stabilmente nella sua villa di Santa Marìzza di Varmo, nella Bassa Friulana. In quest’ambiente nascono la biografia del mitico ciclista del passato Ottavio Bottecchia (Studio Tesi, Pordenone, 1992) e i Sette racconti cattolici (Leonardo, Milano 1992), che attraversano la storia del Friuli, dall’arrivo dei Longobardi ai nostri giorni.

Bartolini riprende gli studi dedicati al suo amato Giacomo Casanova. Già nel 1970 aveva curato Il duello di Giacomo Casanova (Adelphi, Milano); nel 1986 Le trentatré lettere di Francesco Buschini a Casanova (Casamassima, Udine); nel 1994 pubblica Dalla felicità alla morte, 1774-1798, (Mondadori, collana “Passepartout”).

Verso la fine degli anni novanta pubblica per "Santi Quaranta" L’infanzia furlana e Le quattro sorelle Bau, accolti con caldo consenso da critica e pubblico. Nel 2000 e nel 2003 pubblica due nuove raccolte di racconti: Racconti Aquileiesi (Casamassima) e La Ruota del Prater (Aragno).

Morirà dopo aver compiuto da pochi giorni 84 anni, il 30 aprile 2006.

 

Scrivo (da sempre) a mano. Riscrivo (sempre a mano) dopo aver corretto con inchlostro d'altro colore, rosso preferibilmente (con biro adesso, rossa ovviamente). Batto a macchina quanto scritto, corretto e riscritto (a mano).
Correggo, sempre in rosso, quanto battuto a macchina. Ribatto il corretto in più copie, ricorrendo (una volta) alla carta carbone, adesso (ma non sempre) alla fotocopiatrice (che detesto). Metto ogni copia dentro la sua brava cartellina. Faccio graffare. Spedisco: intanto a qualche amico, poi a qualche editore. Finisce che succede qualcosa. Almeno finora è sempre successo.
Ma quella frequentazione anzitutto fisica (d'inchiostri, di pennini che sgocciolano, di biro che perdono, e di carte: riso, carbone, extrastrong...), la sua alacre memoria visiva (su correzioni, scarti, riprese, inserimenti e ri-inserimenti dell'appena scartato...), il suo bell'eidoIon (i brevi energici tratti dei tagli, Ie gabbie rettangolari aggravate in diagonale delle espunzioni, Ie rosse frecce delle aggiunte, i non meno rossi interrogativi del dubbio...) è finita. Ne resta un pacco di carte legate con lo spago, contrassegnate (in pennarello nero) da un titolo, e da non aprire per nessuna ragione.
Questo il mio "rapporto" con i manoscritti.
Sulla seconda domanda, dichiarerò la mia dovizia di manoscritti inediti: due addirittura.
II primo, di un romanzo "cattolico" (dove collocare una qualificazione così illustre e straziata se non tra robuste, robustissime virgolette?), malinconico di tanto remoto (del '47- '48, figurarsi!) è finito col diventare, trent'anni dopo, una cava di materiali per questi miei recenti "Sette racconti cattolici": un saccomanno, una rapina, una messa a terra e a fuoco senza filo di carità o di rimpianto.
L'altro, del '60-'61, intendeva esaurire una stagione (neo-realista, la diremo sbrigativamente) e un suo repertorio di sfide, di contrabbandi, di (ultimi) mercati di bestiame, di (primi) distributori di benzina lungo Ie strade della Bassa friulana. E Ii esaurìi a tal punto, stagione e repertorio, da non arrivare neanche a sua stessa propria conclusione. Adesso è lì, interrotto e abbandonato. Ogni tanto lo guardo.
Lo sfoglio. Lo torno ad abbandonare. Sospiro.
E so ben io su cosa sospiro.

Vita

Qualche pagina autobiografica

Altre pagine autobiografiche

Di me e del mio primo libro

 

 
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